Dott. Giovanni Papa, psicologo e psicoterapeuta, OF COUNSEL “DI GIOIA & CLEMENTE AVVOCATI”
Crisi. Un termine che il solo pronunciarlo incute paura, rimanda ad eccezioni negative e a conseguenze infauste.
Tuttavia, il termine dal greco κρίνω: “separare” porta con sé tutta una serie di accezioni meno infauste: “scelta”, “capacità di giudizio” ma anche “soluzione”. L’impatto del Covid-19 nelle nostre vite è stato importante, ha segnato uno stacco dal “prima” dell’emergenza sanitaria e un “dopo” dall’insorgenza dell’emergenza sanitaria. Di fronte ad un evento del tutto nuovo le persone hanno bisogno di comprendere, hanno bisogno di colmare il vuoto di informazioni.
Il Covid-19 ha impattato nelle nostre vite sotto molteplici aspetti: relazionali, economici, politici, sanitari, professionali. La pandemia da Covid-19 è stata definita come la più grande crisi globale dalla Seconda Guerra Mondiale con un impatto economico importante. Le misure restrittive parziali o totali hanno impatto su circa 2,7 milioni di lavoratori nel mondo, con perdita di lavoro per alcuni o riduzione delle proprie entrate per via delle limitazioni imposte.
D’altro canto, la paura percepita e per alcuni concretizzatasi di perdere il lavoro o di dover riorganizzare il proprio lavoro in modalità differenti e volendo anche più creative si è posta come opportunità, di fronte alla quale soccombere oppure attrezzarsi per prendere atto dei cambiamenti e venirne fuori con una “soluzione” del tutto nuova e unica.
Scriveva Hemingway <<Il mondo spezza tutti e poi molti sono forti nei punti spezzati>>. Di fronte ad un problema sosteneva il celebre Watzlawick le persone possono commettere tre errori: negare il problema, tentare di cambiare una difficoltà immutabile, agire una soluzione ad un livello sbagliato mettendo in atto una soluzione non funzionale ma che anzi incrementa il problema (Watlzawick, P., Weakland, J.H., Fisch, R., 1974).
Veniamo alla resilienza.
La resilienza è un termine spesso abusato e non ben compreso. Erroneamente per diverso tempo si è ritenuto che la resilienza dovesse essere considerata una caratteristica individuale, una sorta di tratto statico, stabile, piuttosto che un processo dinamico. Un processo in cui “si costruiscono competenze e abilità, si ritrovano obiettivi e si creano nuovi significati” (Meringolo, P.; Chiodini, M., Nardone G., 2016) e non una caratteristica immutabile. La resilienza, infatti, varia nel tempo e nello spazio: ciò significa che persone abituate a porsi di fronte a continue sfide ma che di fronte ad esempio all’emergenza covid-19 hanno dovuto fermarsi ed eventualmente reinventarsi, ridefinendo il proprio lavoro e la propria vita, pur considerandosi “resilienti” non avevano pronta la soluzione in tasca e hanno dovuto trovarne una nuova e più funzionale. Il contesto in cui il Covid ci ha posto è nuovo e, sebbene ci si possa allenare nel corso della vita alla resilienza (Meringolo, P.; Chiodini, M., Nardone G., 2016), come evento nuovo e del tutto peculiare implica un’opportunità unica per ripensare, ripensarsi, ripensare il mondo.
La resilienza è anche il riconoscimento della propria fragilità, o meglio della forza della vulnerabilità, importante poiché aiuta a superare un evento “traumatico” o comunque rivoluzionario e a sviluppare energie, strategie, risorse, qualità che la persona non credeva di possedere prima di quello specifico evento (Casula, C. 2012). Le persone resilienti hanno il coraggio di assumersi la responsabilità di costruire la propria resilienza, non la posseggono come dotazione biologica, si rivelano capaci di leggere gli eventi stressanti come sfide (Bonanno et al.,2011).
Aggiungeva Seligman (2009,2010) che considerare l’ostacolo, il problema qualcosa di transitorio, limitato nel tempo porta a guardare il futuro con più fiducia. In altri termini, la resilienza si lega ai concetti di responsabilità e costruzione, così come è fondamentale di fronte ad un evento stressante e traumatico, come la perdita del lavoro o in generale la pandemia che viviamo, servirsi del linguaggio per raccontare ciò che accade in maniera chiara, oggettiva ma anche trasformativa e propositiva.
In questo i media non aiutano in quanto parlare di tale periodo storico come di una “guerra”, sfociando alcuni in un “complotto” con molteplici, devo ammettere anche creative, modalità interpretative di spiegare ciò che è accaduto, non aiuta. Non aiuta perché blocca le risorse che ognuno di noi possiede.
Che senso ha impegnarsi se è tutto un complotto disposto da altre persone? Scriveva Zoja “La paranoia passeggia indisturbata sui marciapiedi della vita quotidiana”. Interessante è, invece, guardare a questo periodo come a uno ”…spaventoso ma straordinario periodo storico” spiegando l’utilizzo del termine “straordinario” vedendo al Covid-19 come “un punto di non ritorno… E’ qualcosa che cambierà la coscienza di ognuno…Sarebbe ingenuo pensare che fermare il mondo non cambi il mondo..” (Celia, 2020).
Ampliando il termine di resilienza, essa è adattamento positivo nonostante il rischio e le avversità (Masten, Best e Garmezy, 1990). La resilienza non è resistenza perché mentre la resistenza implica un semplice spirito di sopportazione dell’evento stressante o critico, la resilienza, invece, spinge ad utilizzare ciò che accade per definire nuovi percorsi.
Ma quando si affrontano periodi così epocali è utile considerare il concetto di resilienza di comunità intesa come abilità dei membri della comunità di “intraprendere azioni collettive e la capacità di leggere e interpretare l’ambiente circostante e creare significati condivisi..” (Meringolo, P.; Chiodini, M., Nardone G., 2016; Pfefferbaum et al, 2005).
In tal senso, oltre ad un’azione meramente individuale che ognuno di noi può e dovrebbe attivare di fronte alla crisi, di fronte al Covid-19 c’è bisogno di un’azione sociale e comunitaria più ampia dove la resilienza di comunità risulta essere una strategia importante per riprendersi e migliorarsi. In questo senso Norris et al. (2009) individuano elementi utili post-evento critico tra cui lo sviluppo di risorse economiche, il coinvolgimento dei cittadini nel percorso di attenuazione dei danni, la presenza che tutti devono percepire di reti organizzative e relazionali forti, l’attivazione di un sostegno sociale tra le persone e la capacità di pianificare ma anche “di non avere un piano”, e doverne trovare uno. (Pfefferbaum et al. 2015) definiscono nello specifico la resilienza di comunità individuando quattro fattori capaci di promuoverla e cioè: la connessione e la presa in carico collettiva, le risorse, il potenziale trasformativo, la capacità di gestire eventi critici ma hanno aggiunto un quinto che trovo fondamentale: la comunicazione e l’informazione, ossia “la disponibilità delle notizie e la fiducia nelle istituzioni pubbliche che le forniscono” (Meringolo, P.; Chiodini, M., Nardone G., 2016).
Credo che quest’ultimo aspetto sia ciò che faccia la differenza. Avere informazioni chiare, comunicare a molteplici livelli del sociale, una comunicazione diretta e precisa tra istituzioni (nazionali, regionali e comunali) e i cittadini, la creazione di assemblee anche virtuali in cui discutere dei cambiamenti in atto, la possibilità di condivisione delle emozioni che tale situazione emergenziale sta attivando, l’opportunità di ritrovarsi in spazi anche virtuali in cui sentirsi parte del processo in atto dove la propria voce possa esprimersi ma non debba imporsi, in una sorta di processo di problem solving collettivo dove un brainstorming porti poi a soluzioni collettive ponderate, ragionate e adattive.
La possibilità di sentirsi meno soli nel reinventarsi lavorativamente. L’attivazione di servizi per la Comunità. Lo sviluppo di reti sociali e di un networking. Resilienza individuale e resilienza di comunità vanno a braccetto nella soluzione di problemi complessi che richiedono nuove risposte.
Bibliografia
- Bonanno, G. A., Westpal M., & Mancini, A.D. (2011). Resilience to loss ad potential trauma. Annual review of clinical psychology 7, 511-35.
- Cagnoni, F., Milanese F. (2009). Cambiare il passato. Superare le esperienze traumatiche con la psicoterapia strategica. Milano: Ponte alle Grazie.
- Casula, C. (2012). La forza della vulnerabilità: Utilizzare la resilienza per superare le avversità. Milano: Franco Angeli.
- Celia, G. (2020). Editoriale. Psicologia clinica & Psicoterapia oggi. Anno X II- 2020 maggio/giugno.
- COVID-19 Pandemic in the World of Work: ILO Monitor: COVID-19 and the world of work. 2nd Edition. https://www.ilo.org/global/about-the-ilo/ WCMS_740877/lang–en/index.htm
- Mastern, A., Best, K. & Garmezy, N. (1990). Resilience and development: Contributions from the study of children who overcome adversity. Development & Psychopatology, 2: 425-444.
- Meringolo, P., Chiodini, M., Nardone, G. (2016). Che le lacrime diventino perle. Sviluppare la resilienza per trasformare le nostre ferite in opportunità. Milano: Ponte alle Grazie
- Nardone, G., Watzlawick, P. (1990). L’arte del cambiamento. La soluzione di problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi. Milano: Ponte alle Grazie.
- Norris, F., Stevens, S., Pfefferbaum, B., Wyche, K., & Pfefferbaum (2008). Community resilience as a metaphor, theory, set of capacities, and strategy for disaster readiness. American Journal of Community Psychology, 41: 127-150.
- Pfefferbaum, B, Pfefferbaum, R.L., & Van Horn, R.L. (2015). Community Resilience Interventions Partecipatory, Assessment-Based, Action-Oriented Processes. American Behavioral Scientist, 59 (2):238-253
- Pfefferbaum, B, Reissman, D., Pfefferbaum, R., Klomp, R., & Gurwitch, R. (2005). Building resilience to mass trauma events. In L. Doll, S. Bonzo, J. Mercy, & D. Sleet (Eds), Handbook on injury and violence prevention interventions. (347-358). New York: Kluwer Academic Publishers.
- Seligman, M. (2009). Imparare l’ottimismo. Saggi Giunti.
- Seligman, M. (2010). La costruzione della felicità. Sperling & Kupfer,
- Watzlawick, P., Weakland, J.H, Fisch, R. (1974).Change. La formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio.
- Zoja. L. (2011). Paranoia. La follia che fa storia. Bollati Boringhieri.
Congratulazioni per la tua chiarezza e la tua bravura….