“Se le persone definiscono le situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”[1]
Il dibattito sul tema della sicurezza è diventato centrale in tutti i paesi occidentali fin dal primo dopoguerra, assicurandosi da subito una posizione di preminenza all’interno del dibattito politico; anche in Italia, dove è ormai da parecchi anni all’ordine del giorno, complice anche l’eccessiva ed a volte ingiustificata, azione divulgatrice dei mass media.
Sul piano sociale emerge con sempre maggiore forza il tema delle insicurezze, con un rinnovato interesse per le “nuove” tematiche della sicurezza, come la sicurezza urbana in relazione alla globalizzazione. Le città vengono percepite come pericolose ed insicure, con tassi di criminalità e violenza in aumento, senza tener conto che, in realtà, ciò che aumenta davvero è la percezione di tali fenomeni.
La letteratura internazionale considera come dato di conoscenza consolidato l’interdipendenza tra l’andamento dei tassi di criminalità e la diffusione della paura della criminalità.
Presentare la criminalità come una emergenza contemporanea, in rapida e pericolosa espansione, soprattutto a seguito di fenomeni quali l’immigrazione, non solo è in grado di attivare negli individui e nei gruppi corredi emotivi o amplificare quelli già esistenti, ma riesce ad orientare atteggiamenti e a pianificare scelte ed azioni, così da modificare stili di vita e contesti sociali (Amendola 2008).
Senza dimenticare il fatto che l’analisi dei dati sulla criminalità anche in Italia pone dei problemi di natura metologica e interpretativa, che hanno prodotto importanti distinzioni tra i dati relativi alla criminalità ufficiale, quella reale e quella percepita.
Di seguito si cercherà di chiarire alcuni concetti fondamentali per il prosieguo della trattazione, in particolare quelli di prevenzione, sicurezza e percezione del crimine.
I. Cosa significa “Sicurezza”?
Ci si chiede quali siano gli elementi che costituiscono quella che viene definita “domanda di sicurezza”, soprattutto in relazione al contesto urbano.
La nozione di sicurezza è particolarmente complessa e varia a seconda degli ambiti di intervento dei diversi soggetti (individui, cittadinanza, istituzioni, organismi della società civile).
Dire sicurezza significa non solo incolumità dei cittadini rispetto ai fenomeni criminosi, ma coinvolge una serie di aspetti che portano ad avanzare istanze di protezione rispetto al rischio reale, al disagio, alla paura. Il crimine è un fenomeno attorno al quale si cristallizza una serie di preoccupazioni e ansie, indicatori particolari di più ampie difficoltà di integrazione sociale che le istituzioni non riescono ad affrontare in modo efficace (Robert, 1985).
I significati più comuni del termine sicurezza sono legati al rispetto dell’integrità fisica e della paura che essa sia violata nella città in cui si vive.
“L’espressione sicurezza urbana significa, fondamentalmente, non avere paura di una aggressione violenta, essere consapevoli che la propria integrità fisica sarà rispettata e, soprattutto, poter godere della intimità della propria casa senza paura di subire rapine, o circolare tranquillamente per strada senza temere furti o aggressioni. La sicurezza, quindi, sarebbe intesa come costrutto culturale ed implicherebbe una sorta di uguaglianza della vita sociale, un ambito liberamente condiviso da tutti[2]”. Ovviamente questa definizione di sicurezza non tiene conto di reati fortemente avvertiti dalla popolazione, quali la violenza intrafamiliare, la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani, la delinquenza tipica delle città o dei quartieri (furti, rapine, truffe, violenza sessuale), la violenza giovanile, i reati informatici.
La sicurezza va intesa come valore, certezza di essere rispettati nella propria integrità fisica, sociale e psicologica: è un diritto che il cittadino vanta nei confronti dello Stato, in quanto costituisce la base della libertà e dell’uguaglianza per lo sviluppo dell’individuo.
Lo Stato deve, pertanto, garantire la sicurezza materiale dei cittadini, rafforzando lo Stato sociale, e la loro sicurezza giuridica, garantendo la democrazia e lo Stato di diritto.
Occorre distinguere tra quella che viene definita “sicurezza urbana” dal concetto di “sicurezza pubblica”; quest’ultima si riferisce al monopolio statale in materia di sicurezza, che si esprime attraverso le forze dell’ordine ed i tribunali. Con il concetto di sicurezza urbana, invece, si fa riferimento alla ricerca di una protezione contro il verificarsi di fatti violenti e di reati attraverso la partecipazione di soggetti sociali diversi, quali le istituzioni locali e statali ma soprattutto attraverso gli stessi cittadini e le loro organizzazioni.
La sicurezza viene così inquadrata come una responsabilità di tutti, non solo del sistema di giustizia penale, così che la cultura della prevenzione dei fattori di rischio per l’insorgere del crimine diventa fondamentale e prioritaria.
Con il termine “Sicurezza” ci riferisce spesso ad una serie di situazioni che spaziano dai fatti criminosi, al rischio reale, al disagio, alla paura.
È ormai accettata l’idea che la responsabilità per la sicurezza non sia ad appannaggio esclusivo degli organi ad essa specificamente preposti Forze dell’Ordine ed apparati giudiziari, ma che sia un onere gravante su tutta l’amministrazione pubblica e, in ultima istanza, dell’intera comunità.
Per dare una definizione specifica e circoscrivere il nostro campo di indagine si ritiene opportuno riferirsi alla definizione di incolumità pubblica e sicurezza urbana che ne fa il legislatore italiano, laddove “…per incolumita’ pubblica si intende l’integrita’ fisica della popolazione e per sicurezza urbana un bene pubblico da tutelare attraverso attivita’ poste a difesa, nell’ambito delle comunità locali,. del rispetto delle norme che regolano la vita civile, per migliorare le condizioni di vivibilita’ nei centri urbani, la convivenza civile e la coesione sociale[3].”.
Il legislatore, inoltre, definendo quelli che sono gli interventi del Sindaco, ci fornisce un quadro di tutte quelle situazioni che incidono sulla sicurezza urbana:
a) le situazioni urbane di degrado o di isolamento che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi, quali lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, l’accattonaggio con impiego di minori e disabili e i fenomeni di violenza legati anche all’abuso di alcool;
b) le situazioni in cui si verificano comportamenti quali il danneggiamento al patrimonio pubblico e privato o che ne impediscono la fruibilita’ e determinano lo scadimento della qualita’ urbana;
c) l’incuria, il degrado e l’occupazione abusiva di immobili tali da favorire le situazioni indicate ai punti a) e b);
d) le situazioni che costituiscono intralcio alla pubblica viabilita’ o che alterano il decoro urbano, in particolare quelle di abusivismo commerciale e di illecita occupazione di suolo pubblico;
e) i comportamenti che, come la prostituzione su strada o l’accattonaggio molesto, possono offendere la pubblica decenza anche per le modalita’ con cui si manifestano, ovvero turbano gravemente il libero utilizzo degli spazi pubblici o la fruizione cui sono destinati o che rendono difficoltoso o pericoloso l’accesso ad essi[4].
Appare evidente, anche dalla sola lettura del dato normativo, come il concetto di sicurezza non sia legato solo ai fatti criminosi, ma a tutta una serie di situazioni che incidono non solo sul rischio reale di commissione di reati, ma anche sul disagio e sulla paura.
La politica di sicurezza nel nostro Paese si basa su tre pilastri fondamentali: il controllo del territorio, la prevenzione ed il coordinamento.
La presenza delle Forze dell’Ordine sul territorio non solo serve ad impedire che i reati vengano commessi, ma anche a creare serenità per lo svolgimento della vita sociale.
Così, alla sicurezza in termini oggettivi si affianca quella soggettivamente percepita.
La sicurezza è un bene fondamentale per il libero esercizio dei diritti che uno stato democratico si impegna ad assicurare ai suoi cittadini[5].
Il tema dell’insicurezza è caratterizzato da varietà e molteplicità di fattori, che richiede un approccio multidisciplinare, sia sotto il profilo giuridico-amministrativo, sia sotto quello applicativo-operativo.
La valutazione della sicurezza di territorio è oltremodo articolata, dovendo analizzare una serie di dati inerenti la “criminalità ufficiale”: denunce di reato, arresti, iniziative di prevenzione e contrasto, fiducia e collaborazione dei cittadini, coinvolgimento dei soggetti, istituzionali e non, che sia in grado di offrire opportunità “lecite” ai cittadini.
A tali dati vanno affiancati quelli relativi alla criminalità reale, alla criminalità percepita e alla inciviltà, che vanno a costruire il senso di “percezione” della sicurezza di ciascun cittadino, che è legata ad una serie di fattori psicologici e che coinvolge i concetti di paura o inquietudine, ma anche il senso di fiducia nell’altro, il bisogno di libertà, il bisogno di sicurezza nella sua più ampia accezione.
La sicurezza è connessa alla certezza delle regole, alla routine della quotidianità, alla prevedibilità dei comportamenti umani, ala regolarità delle relazioni sociali, alle abitudini, alla familiarità (Giddens 1994).
La domanda di sicurezza non riguarda solo la criminalità, ma investe tutta quella che viene definita “area grigia della inciviltà”; è legata ad una serie di fattori psicologicipresenti nella nostra società e coinvolge, in particolare, non solo i concetti di paurao inquietudine, ma sottende altri fattori,come il senso di fiducia nell’altro, il bisogno istintivo di libertà e di liberarsi da ogni senso dicostrizione fisica e psicologica, il bisogno di sicurezza nella sua accezione più ampia.
Nell’ambito della letteratura scientifica internazionale troviamo due orientamenti.
Da una parte troviamo una riflessione che muove da un legame assunto tra il crimine e la paura che esso suscita, dove è sempre il crimine a ricoprire il ruolo di tema centrale, attorno al quale si delineano una serie di fenomeni, quali la paura del crimine (fear of crime), la preoccupazione per il crimine come fenomeno sociale (concern for crime), le risposte al crimine (public reactions to crime).
Più dettagliatamente possiamo distinguere tra
– Il concern about crime, è legato ad una inquietudine sociale verso il problema della criminalità; indica la propria preoccupazione per la criminalità in rapporto alla preoccupazione per altri problemi sociali, senza particolare attenzione al timore individuale di restare vittima di atti criminali: è la preoccupazione sociale verso la criminalità. Il concern about crime riguarda il grado di partecipazione politica, l’adesione ad una data visione del mondo, dei valori da perseguire. E’ quindi legato al bagaglio culturale ed al sistema dei valori sociali e politici nei quali l’individuo confida. Il concern about crime non riguarda dunque la paura personale di essere vittima di un crimine, bensì la paura generale della insicurezza della comunità di appartenenza.
– Il feeling of fear, è la paura personale di essere vittima di un crimine; dunque rappresenta una sorta di sotto-prodotto della crescita dell’insicurezza sociale, rappresentato dalla sensazione di ansia per l’insicurezza personale nel momento del concreto pericolo.
– il judgement of risk attiene ad una valutazione oggettiva dell’effettivo rischio di vittimizzazione che, come è ovvio, non può prescindere dal livello precedente.
Questi diversi tipi di “preoccupazione” sono stati resi anche con le categorie di “preoccupazione per la sicurezza pubblica” e “apprensione personale” (Langrange 1998; Langrange, Roché 1987/88).
L’organizzazione e la gestione della “sicurezza ontologica” è uno dei problemi maggiori di questa società moderna di fine secolo, perché costringe ognuno a tenere sotto controllo le sue ansie (Walklate, 1998).
[1] THOMAS W. I., THOMAS D.S., The child in America: Behavior Problems and Programs, Knopf, New Your, 1928, p.572
[2] Definizione tratta dal Rapporto UN-HABITAT, London 2007, “Enhancing Urban Safety and Security: Global Report on Human Settlements 2007”, Earthscan.
[3] Decreto Ministero Interno 05.08.2008, G.U. 09.08.2008, art. 1
[4] Decreto Ministero Interno 05.08.2008, G.U. 09.08.2008, art. 2
[5] Nota introduttiva Rapporto sullo stato della sicurezza in Italia 2005 Ministero dell’Interno, p.3
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